La tecnologia fa sempre più parte della vita quotidiana di qualsiasi famiglia e i più piccoli avvezzi all’uso dei device, in questo contesto di digitalizzazione pervasiva, possono essere considerati pionieri del digitale e delle novità che porta con sé.
Al giorno d’oggi, infatti, fin dai primi mesi di vita, telefoni e tablet vengono presentati ai bambini come fonte di intrattenimento e ciò consente loro l’acquisizione di automatismi digitali che, appresi così precocemente, ne plasmano in parte le modalità di apprendimento e interazione con il mondo. I loro genitori, al contrario, non sono nati nella stessa era digitale ma vi ci sono ritrovati un po’ all’improvviso, e sono stati portati ad adeguarvisi a posteriori, per non rimanere indietro rispetto a un mondo che va avanti.
Questo è uno dei fattori che rende la funzione genitoriale particolarmente difficile in tale ambito: è chiesto loro di regolare il rapporto dei figli con un mondo che sovente conoscono meno di loro.
Per questo è perfettamente comprensibile l’ansia dei genitori rispetto ai rischi del mondo digitale per i più piccoli, così come è naturale che tale preoccupazione si concretizzi spesso nell’attivazione di strategie di controllo restrittive.
L’uso dei device dei figli
Una posizione limitativa dell’utilizzo dei dispositivi tecnologici è incoraggiata anche dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che stabiliscono che nella prima infanzia lo screen time non dovrebbe superare la singola ora al giorno (anche se spesso le cose vanno spesso diversamente).
La condanna dello strumento digitale, però, non è mai davvero utile: ciò potrebbe renderlo più irresistibile agli occhi del bambino, tanto da rafforzarne l’opposizione alla restrizione. Una tale limitazione, inoltre, rischia di portare ad una dinamica tanto paradossale quanto frequente: tutta la famiglia diventa “vittima” del potere dello schermo, che si pone al centro di conflitti, punizioni e ricompense.
Cosa può fare un genitore di fronte all’uso dei device?
I genitori si trovano quindi spesso di fronte a messaggi contrastanti, che consigliano da una parte di limitare il tempo di esposizione allo schermo e dall’altra di assicurare ai figli dispositivi di ultima generazione per evitare che rimangano isolati dai coetanei e dal resto del mondo.
Un modo per conciliare queste posizioni, suggerito all’interno del testo “In-Corporati. Tra corpo e oggetti tecnologici” a cura della psicoanalista Pamela Pace, consiste nel proteggere e accompagnare, a seconda della loro età, i figli nella scoperta del mondo digitale, senza essere eccessivamente controllanti. L’adulto può facilitare con norme coerenti il corretto avvicinarsi alle nuove tecnologie, creando al tempo stesso opportunità di condivisione con i figli, in un percorso di “alfabetizzazione digitale” reciproca.
La limitazione dell’uso della tecnologia, in quest’ottica, può lasciare posto ad un invito a trovarvi qualcosa di positivo, che rappresenti un’apertura alla vita, una possibilità per sviluppare passioni e relazioni.
In conclusione, non c’è un metodo universalmente valido nell’educazione dei figli, anche rispetto al mondo digitale: in questo ambito è importante rispettare il desiderio di scoperta accompagnandolo con sorveglianza e ascolto, elementi particolarmente necessari in quest’epoca ipermoderna in cui tutti abbiamo da imparare.
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articolo a cura di:
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