I risultati del nuovo modo che noi genitori abbiamo di relazionarci con la scuola, gli insegnanti e le maestre dei nostri figli si sono visti agli open day del Politecnico, dove, a quanto dice il Rettore (e quindi ci fidiamo…giusto?) si sono presentati moltissimi mamme e papà, che facevano più domande dei ragazzi.
Del resto non mi stupisce, perché a metterci con eccesso di zelo tra figli e insegnanti, cominciamo dalla materna, per poi proseguire ancora più vigorosamente alle elementari. Per ora su medie e superiori non posso ancora dire la mia, ma immagino sia un po’ la stessa cosa.
Io me la ricordo la mia maestra delle elementari: una suora di quelle vecchio stampo, e vi lascio immaginare. Roba che adesso non si può (per fortuna) neanche concepire. Ma non è che venisse molto criticata. Era la maestra e basta.
Ora siamo finiti da un eccesso all’altro. I genitori sono sempre più in mezzo e sollevano polemiche per qualunque cosa. Le maestre vengono criticate sempre e comunque, spesso anche entrando nel merito della didattica. Maestre che svolgono il loro lavoro da anni, con impegno e dedizione, diventano improvvisamente incompetenti agli occhi dei genitori, che hanno da dire su tutto, non appena il loro bambino ha qualche difficoltà.
Si comincia dalla materna: sgridano troppo, coprono i bambini troppo poco per andare in giardino, non li mandano in giardino abbastanza, li mandano in giardino troppo, fanno poche attività, fanno troppe attività, organizzano uscite non adatte all’età, li obbligano a mangiare, hanno un approccio sbagliato con il cibo e i bambini non mangiano niente, non fanno i lavoretti per la festa del papà, organizzano le feste della scuola in orari impossibili…
Si prosegue alle elementari ancora più incazzati con le maestre: pretendono troppo, pretendono troppo poco, sono troppo avanti con il programma, sono troppo indietro con il programma, sono troppo severe, sono troppo poco severe, danno troppi compiti (questo sempre e comunque), danno voti troppo bassi, fanno questo e quest’altro e a noi non va bene niente.
Ma perché questa mutazione direi antropologica dei genitori? Cosa ci è successo? Quale fenomeno ci ha fatto passare dall’accettare addirittura le bacchettate sulle mani fino a neanche troppo tempo fa, al desiderio di sostituirci agli insegnanti per rendere la strada dei nostri figli sempre più priva di ostacoli? Quale cambiamento sociale, psicologico, culturale si è prodotto in noi, per cui siamo orientati a sfornare generazioni di smidollati?
Che poi un giorno non ci saremo più, a spianare la strada dei nostri figli. Quando la vita li metterà davanti ai suoi “no”, ai suoi rifiuti, ai suoi dolori, alle sue mazzate insomma, noi non saremo là. Non ci saremo neanche quando da adolescenti dovranno fare delle scelte di campo, dire loro stessi dei “no”.
L’idea che mi sono fatta è che siccome oggi abbiamo meno tempo da dedicare ai figli, perché le cose vanno così, perché non lavorano solo i papà ma anche le mamme, sviluppiamo colossali sensi di colpa. Che poi plachiamo spianando la strada dei nostri figli: “è vero, piccolo mio, ci sono poco, non ho tempo da passare con te, ma non ti preoccupare, con un messaggio su Whatsapp sollevo un bel polverone e in due secondi gliela faccio vedere io a quella maestra che non ti capisce…”.
Già, perché oggi “essere nella scuola” come genitori, spesso significa solo essere nella chat di Whatsapp, salvo poi imboscarsi non appena si chiede chi voglia fare il rappresentante di classe, o entrare nella commissione mensa o svolgere un qualunque compito utile.
Come si fa a dire un “no” quando si vede il proprio figlio di sfuggita, alla sera? Come si fa a dare ragione alla maestra che gli ha dato una nota, invece di abbracciarlo e dirgli di non preoccuparsi, che quella è la solita esagerata? Certo che non è facile!
Ma dovremmo cacciarci in testa che domani non potremo più proteggerli e che se oggi riusciamo a conciliare tutto, a crescere i nostri figli nonostante i ritmi impazziti del mondo in cui viviamo, se insomma abbiamo la forza di metterli al mondo a tirarli grandi con le innumerevoli difficoltà che questo comporta oggi, è anche perché nella nostra infanzia di “no” ne abbiamo ricevuti, e a scuola di note e brutti voti ne abbiamo presi eccome, per poi andare a casa a beccarci il cazziatone di mamma e papà. Senza scusanti, neppure quando magari ne avremmo avute.
Screditare continuamente le maestre non fa bene né a noi, che, a un certo punto, o li affidiamo o non li affidiamo, questi figli, né ai bambini, che imparano a fregarsene dell’autorità, né alle maestre, che tra un po’ sentiranno di non avere neanche più in briciolo di autonomia.
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