La partenza per la scuola natura
Sono partiti questa mattina, piccolini ed emozionati, con zainetto e valigia. Si tratta solo della partenza per tre giorni di Scuola Natura con l’asilo, ma per un attimo, mentre guardavo il mio bambino salire sul pullman, tre giorni mi sono sembrati un tempo lunghissimo.
In fondo, hanno 5 anni. E sono i nostri bambini, ci sembrano ancora totalmente dipendenti da noi, e invece no: ci hanno salutato con la manina e sono andati via con i loro amici. Senza troppi pianti o titubanze.
Tutte le mamme questa mattina alla partenza per la scuola natura dell’asilo erano emozionate. Sorridenti e con le lacrime agli occhi al tempo stesso. Perché certo, tutte sappiamo che il nostro obiettivo è proprio quello di renderli autonomi e indipendenti, salvo poi volerli trattenere ancora un po’, ancora qualche istante senza vederli andare per la loro strada, ancora no.
Per me poi momenti come questa mattina, intensi per tutti, assumono ancora più significati e fanno emergere in me (non certo nel mio bambino!) fragilità e pensieri dai mille risvolti.
Era così piccolo il mio bambino, e il suo futuro così incerto. Pesava solo otto etti e non sapevo se sarebbe restato con me, non sapevo se avrebbe potuto vedere, camminare, parlare. Vivere. Avere degli amici. E invece un destino benevolo, fortunato e inaspettato, lo ha voluto lì, questa mattina, con i suoi compagni e le sue maestre, tutto compreso nel suo ruolo di piccolo gitante. Unica concessione al suo essere un bambino piccolo: il suo elefantino di peluche per la nanna. Unica concessione alle mie paure, un farmaco in caso di asma, in valigia, con l’etichetta con il suo nome. Un farmaco che non usa da tanto, tantissimo tempo, e che non gli servirà, di certo non al mare. Perché quei piccoli polmoni, per tanto tempo forzati nel loro movimento dal respiratore, oggi sanno riempirsi d’aria e svuotarsi da soli, ancora e ancora. E lo fanno correre, e parlare e ridere. E essere felice. Come tutti i bambini del mondo meriterebbero.
“Non ti preoccupare se ti diranno qualcosa della tua cicatrice”, gli ho detto ieri sera, improvvisamente turbata al pensiero che qualcuno potesse, senza volere, mortificarlo per il suo pancino segnato.
“Ma mamma, i miei compagni l’hanno già vista mille volte. E mi chiedono spesso di mostrarla!”. “E tu? Ci resti male?” “No, mamma, perché? Io mi tiro su la maglietta e loro la guardano. Non so perché a loro piaccia tanto”.
Già, troppo spesso ci dimentichiamo che i nostri figli hanno molte più risorse di noi.
Vai, piccolo mio, ho pensato guardando il pullman allontanarsi, mentre noi mamme, in piedi, lasciavamo andare qualche lacrima. Vivi questi giorni al meglio, come tu sai fare, molto meglio di me. Tu che sai quanto valgono i giorni che ti sei conquistato con una battaglia che io non avrei saputo combattere come hai fatto tu. Tu che stai qui, in questa mia esistenza, a ricordarmi quanto è preziosa la vita, quanto ne vale la pena, quanto solo il momento, l’attimo, conti e vada vissuto appieno.
Il ritorno dalla scuola natura
Come previsto, alla scuola natura è stato bellissimo. Il mio bambino si è divertito come un matto, ha trovato tutto fantastico e, mentre lo guardavo scendere dal pullman, emozionato di vedermi e fiero di sé per la sua prima vera vacanza “da solo”, mi è sembrato anche un po’ cresciuto. E, probabilmente, lo era.
La sera, mentre lui crollava sfinito dall’emozione dell’esperienza della scuola natura, pensavo che si parla sempre male di questo paese e spesso anche di questa città, dei dipendenti pubblici e dei troppi disservizi della scuola e non solo.
Ma bisognerebbe anche parlare di più di chi, nonostante tutto (stipendi bassi, poca considerazione, strutture e risorse sempre scarse) per autentica passione, non solo svolge il proprio lavoro bene, come dovrebbe, ma fa anche molto di più del proprio dovere. Le maestre erano davvero felici e entusiaste, si sono portate via per tre giorni tutti quei bambini facendoli stare bene e divertendosi davvero anche loro. O almeno così mi è parso, quando, la sera, le sentivo per poi riferire alle mamme come andavano le cose.
Grazie alla passione e alla volontà del singolo ci sono delle realtà davvero di eccellenza in questa Milano. Che sanno farti dimenticare se manca la carta igienica o se il muro è un po’ scrostato, ma ti fanno pensare che, finché ci sono persone così dedite, entusiaste, appassionate, c’è speranza.
E comunque no, non ce la posso fare al pensiero che tra un paio di mesi la materna sia finita anche per il mio secondo bambino. E’ durata davvero troppo poco…
Non dappertutto c’è la possibilità per i bambini della scuola dell’infanzia di andare alla cosiddetta scuola natura. Sembra anche che sia una cosa tipicamente milanese. Mi è capitato di sentire alcune mamme perplesse al riguardo, in effetti sembrano davvero piccoli i bambini per stare lontani da casa senza mamma e papà per qualche giorno, ma è un’esperienza assolutamente consigliabile!
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