Da quando sono all’estero e i bambini frequentano una scuola internazionale inglese, mi sono resa conto (se ce ne fosse stato bisogno) che la nostra scuola è indietro die circa 20-30 anni. E anche che una scuola diversa è possibile.
In effetti rispetto a quando alle elementari o alle medie ci andavo io, non è che sia cambiato molto, se non in peggio: meno risorse, più nozionismo, zero utilizzo degli strumenti online, zero aggiornamento e formazione dei docenti.
Per non parlare della loro valorizzazione come categoria; inglese lasciamo stare, altre lingue oltre all’inglese non pervenute o quasi, nozionismo alle stelle, vagonate di compiti inutili, incentivazione della competitività, importanza del voto in sè più di ogni cosa; valorizzazione delle attitudini, capacità e propensioni del singolo inesistente (non vorrei dire nulla qui sulla presenza di ben due ore di religione nella nostra scuola pubblica perchè è un tema che merita un capitolo a sè).
L’approccio inglese è profondamente diverso: le lezioni non sono frontali, ma il docente “accompagna” la classe nell’apprendimento, in modo che ciascuno trovi, in parte, la propria strada e il proprio metodo per imparare.
Le capacità del singolo sono molto valorizzate e si premia enormemente non solo il risultato in sè, ma anche il miglioramento e l’impegno.
Si dà grande importanza alla lettura, si considerano le risorse online e l’utilizzo delle tecnologie come parte integrante dell’apprendimento.
Le materie non sono considerate a compartimenti stagni, ma l’approccio è quasi sempre multidisciplinare. Si dà grande rilevanza all’educazione fisica, alla capacità di parlare in pubblico e attività come l’organizzazione di uno spettacolo teatrale sono ritenute importanti tanto quanto le ore di matematica o inglese.
Scuola diversa perchè: c’è attenzione allo sviluppo del bambino nella sua interezza, che non è considerato un contenitore da riempire di nozioni, ma un soggetto attivo che partecipa anche autonomamente alla propria formazione, che impara a costruirsi il proprio modo di affrontare le cose.
I compiti ci sono, anzi, direi che non sono pochi, ma sono approfondimenti di quanto studiato in classe, ricerche, letture, esercizi di matematica assegnati in base alle difficoltà individuali.
I libri classici non ci sono, viene fornito un elenco di risorse online o di libri da utilizzare a casa come supporto nelle proprie aree di debolezza.
In tutto ciò la disciplina e il rispetto per i maestri non manca, anzi, a quanto mi dice mio figlio c’è molto più ordine e silenzio che da noi.
Insomma una scuola diversa, un altro mondo.
Per fortuna da Pisa arriva una buona notizia: in una scuola primaria è partito un esperimento che prevede il nuovo approccio metodologico e didattico, STILE LIBERO INNOVATIVE LEARNING, per cui i bambini non avranno i tradizionali libri di testo, ma impareranno ad apprendere tramite più testi e potranno utilizzare il tablet come supporto alla didattica.
Invece dei compiti a casa, sono previsti dei lavori di approfondimento di quanto svolto in classe. Insomma, un modo più moderno di fare scuola, che prepari davvero i bambini a un futuro in cui la parola d’ordine sarà sempre di più flessibilità, innovazione, capacità di adattamento e di affrontare problemi complessi. Una formazione a tutto tondo, che è anche crescita personale, sviluppo di competenze e di metodi e, quindi, di vera Conoscenza.
Chiudo riportando le parole del direttore della nostra scuola rivolte ai genitori che si lamentavano perchè i loro figli perdevano qualche ora di lezione per le prove di uno spettacolo teatrale: “Please rest assured that the skills they gain through performance are just as important as those from lessons in the classroom, especially with regards to building confidence”.
Lo adoro.
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