E’ la notte prima degli esami di maturità. Mi piace pensare alle mamme che aspettano i loro ragazzi trepidanti a casa oppure un loro messaggio sul cellulare mentre non riescono a concentrarsi sul lavoro. E a quei ragazzi, con lo stomaco serrato in una morsa, che ancora non sanno che un giorno ricorderanno la loro maturità con un filo di nostalgia.
Mi sono venuti in mente i ricordi della mia maturità e della notte prima degli esami
(stavo scrivendo maternità…! Devo assolutamente cambiare tema, basta parlare di mamme!).
1. La notte prima degli esami mi sono ascoltata a letto, con il walkman a palla, la canzone di Venditti. Poi, già che c’ero, mi ero ascoltata tutta la compilation che mi aveva fatto il ragazzo che mi aveva lasciata l’anno prima e di cui ero ancora innamorata, of course.
2. Nella mia stessa commissione c’era anche la classe del ragazzo di cui ero ancora molto innamorata anche se mi aveva piantata da un po’ di cui sopra e della sua nuova ragazza (ebbene sì). Si tenevano la mano da un banco all’altro mentre aspettavamo la consegna dei temi e se me lo ricordo ancora adesso è perché un po’ di male me lo ha fatto, quella scena.
3. Avevo scelto il tema di storia, che poi quell’argomento lo chiedevo sempre quando interrogavo in storia agli esami dell’università.
Mi ero scambiata alcune idee in proposito con la compagna che avevo davanti. Eravamo molto amiche, poi ci siamo perse, ma allora non l’avremmo mai creduto possibile.
3. La versione quell’anno era di latino, ma io l’avrei preferita di greco. Però era facile facile.
4. Allora si portavano due materie. Storia e greco, con l’Edipo Re di Sofocle, che conoscevo parola per parola. E poi avevo studiato bene anche italiano, nel caso del famigerato “cambio di materia”. Mi ero preparata con un amico carissimo, che oggi è docente universitario. Era scritto, che lo diventasse, mai avuto un dubbio.
5. I paradigmi di greco invece non li sapevo ma all’orale me ne hanno chiesti tantissimi. Ma se riuscivo a tradurre bene lo stesso, perché avrei dovuto studiarli? Mi dissero che per quella storia dei paradigmi mi ero giocata un paio di punti. Amen.
Comunque tutto questo studiare greco mi è servito nella vita, che quando mi sono innamorata di un greco un po’ di dimestichezza almeno con l’alfabeto ce l’avevo.
6. La sensazione di pace al ritorno a casa dopo gli scritti, con mia madre che leggeva i titoli del tema e della versione di latino sul televideo.
7. Il giorno dell’orale, nel caldo di metà luglio. I banchi messi a ferro di cavallo, la commissione e una seggiolina di legno che aspettava me. I miei amici entrati per ascoltare. La nipotina di una delle mie amiche più care che era nata da pochissimo, e che oggi è all’università.
8. L’idea, tornando a casa dopo l’orale, camminando nelle piccole stradine verdi, che fosse finito un periodo bellissimo della mia vita. L’emozione di lasciarsi alle spalle anni irripetibili, ma di andare incontro a un futuro inesplorato e promettente. La sensazione di avere davanti tutte le strade, tutte le possibilità, aperte per me. Senza immaginare, perché allora sembra impossibile, che, anno dopo anno, quel ventaglio di ipotesi, di scelte, di futuri da inseguire, da proiettare nel domani, si chiuderà piano piano. Lasciandoti magari felice delle scelte fatte, appagata della tua vita, più adulta, ma un po’ meno libera…
Dai su, ascoltatela insieme me e fate scendere qualche lacrima anche voi, che in un attimo arriva la maturità dei nostri bambini!
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