Sarà che è la festa del papà,
ma oggi mi sento proprio di spezzare una lancia a favore di questi nostri mariti compagni fidanzati,
chiamateli come volete,
perennemente criticati.
In effetti negli ultimi decenni gli uomini di sforzi ne hanno fatti:
hanno partecipato a corsi preparto,
sanno dire la loro su respirazione durante il travaglio,
contrazioni, epidurale, taglio cesareo;
hanno imparato (quasi tutti) a cambiare pannolini,
medicare cordoni ombelicali,
dare biberon,
massaggiare pancini,
spingere passeggini.
Roba che un po’ di tempo fa non era neanche immaginabile.
Sempre un po’ imbranati a gestire o esprimere le loro emozioni,
si sentono forse un po’ messi da parte,
e così entrano nel pericoloso loop divano + telecomando + cellulare + pc/tablet.
Non è che, a volte, anche noi li spingiamo a mettersi da parte?
Tutte prese dal nostro ruolo della serie “la mamma è la mamma”, “il neonato ha bisogno della mamma”,
forse non diamo troppo fiducia ai nostri, diciamolo pure, un po’ goffi, compagni di vita.
Facevo queste riflessioni una mattina, giorno della festa del papà,
quando, dopo una lunga telefonata con un’amica,
esasperata dal rapporto morboso che il suo compagno ha con il cellulare
(problema molto diffuso, come si era già detto in queste pagine)
sono andata ad accompagnare il bambino all’asilo.
E allora li ho visti, questi papà di oggi,
incravattati sulla bicicletta,
con due bambini sopra,
chinati (nonostante i primi acciacchi!) ad abbracciare minuscole bambine adoranti,
a togliere giacche e cappellini e a riporle nell’armadietto,
a telefonare alla moglie per dirle che sì, i piccoli sono sani e salvi.
E poi a correre verso l’ufficio,
forse, chissà sentendosi anche loro un po’ in colpa
perché con i bimbi vorrebbero pure loro starci di più.
Insomma, se noi abbiamo dovuto (e voluto) cambiare per entrare nel mondo del lavoro,
e saperci districare tra mille impegni diversi,
anche loro però,
sempre accusati di mille mancanze,
si sono assunti, con più o meno successo, il non facile compito di accostarsi al mondo degli affetti, dell’emotività,
e, perché no, delle cacche, dei ruttini, dei pianti, dei capricci.
Si dice sempre che dovrebbero aiutarci di più.
Noi però impariamo a chiedere aiuto.
A dare loro un po’ di fiducia.
Buona festa del papà!
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