L’ansia, compagna più o meno silenziosa della vita umana, è un’emozione tendenzialmente sgradevole e oggi, in una società in cui essa sembra prevalere e abbracciare ogni generazione, lo diviene ancora di più.
Utilizzato frequentemente e in diversi ambiti, il termine “ansia” può esprimere ciò che dentro di noi sentiamo come vitale, importante, addirittura necessario o urgente. Dare una definizione univoca di tale vissuto risulta un’impresa ardua: esso appare infatti come universale e trasversale, posto in un continuum tra normalità e patologia e coinvolgente ogni età e individuo.
Che cos’è l’ansia?
L’origine e funzione dell’ansia così come del panico e della paura, vissuti frequentemente ed erroneamente confusi tra loro, è fisiologica. Essa è legata infatti al sistema di sopravvivenza riconducibile al meccanismo primordiale di attacco e fuga. Come spiega la Dott.ssa Pace, psicoanalista e psicoterapeuta, infatti, l’ansia è uno stato emotivo connaturato all’essere umano. È un occhio in più, un segnale, un campanello d’allarme in grado di attivare le risorse utili per affrontare una situazione sconosciuta e pertanto inquietante.
Ne consegue, dunque, che laddove non ecceda possa fungere da risorsa mentre, al contrario, oltre una certa soglia, quando risulta così presente da impedire l’emergere delle capacità del soggetto, essa sia in grado di far stare male chi la subisce, perdendo quindi la sua componente “positiva”.
Metaforicamente, utilizzando un’efficace immagine della Dott.ssa Pace, potremmo paragonare l’ansia alla pioggia, le cui gocce possono cadere con leggerezza oppure trasformarsi in piccole bombe d’acqua e inondare, abbattere dighe. Infatti, così come le prime gocce di pioggia ci avvertono del possibile precipitare del tempo, allo stesso modo l’ansia suona come un primo “campanello” che ci mette in allerta e attiva le nostre risorse.
Oggi, nella società della performance, poco tollerante verso l’errore e l’imperfezione e in cui si è in costante competizione e confronto, il tema dell’ansia è di estrema attualità. Sempre più frequentemente, infatti, l’espressione “che ansia!” viene pronunciata da bocche diverse, nelle più dissimili situazioni e in ogni momento della vita.
Come calmare l’ansia?
Se è vero che nella mente dei più l’ansia ha sempre riguardato il mondo degli adulti, caratterizzato da responsabilità e impegni, quali il lavoro e la genitorialità, negli ultimi anni la fastidiosa compagna sembra aumentata anche fra bambini e adolescenti, lasciando i genitori sbigottiti nel tentativo di comprendere e gestire tale malessere.
“Come calmare l’ansia?”, “perché?” sono le domande di genitori e figli che più frequentemente raggiungono le stanze di psicologi e psicoterapeuti nella speranza di poter ricevere una rassicurante soluzione che permetta di mettere a tacere la sofferente incertezza in cui sono incappati.
Tuttavia, la miglior “cura”, la miglior offerta risulta essere quella dell’ascolto. Un ascolto gentile e accogliente che permetta di “stare” nel vissuto e sviscerarlo, cogliendone le potenzialità e contenendone gli eccessi.
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articolo a cura di:
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