Ho parlato tanto di allattamento in pubblico e ogni tanto mi ritrovo a parlarne ancora, anche se ormai è un tema che non mi riguarda più personalmente. Il fatto è che la questione suscita sempre dibattito e polemiche a non finire.
Qualcuno è fanatico dell’allattamento e stigmatizza le mamme che per scelta personale non si sentono di allattare, come nel caso della mamma del racconto di IoDonna di qualche giorno fa; altri, come la filosofa femminista Elisabeth Badinter che nel 2010 aveva paragonato le mamme che allattano agli scimpanzé, sostengono che la nuova diffusione dell’allattamento al seno sia un ritorno indietro del femminile, un buttare al vento decenni di battaglie femministe. Sorvoliamo poi sui casi di ristoratori, baristi e negozianti finiti sui giornali per non aver lasciato una mamma nutrire il suo bambino nell’esercizio, con l’allattamento in pubblico.
Io ho allattato il mio primo figlio a richiesta, con grandissimo piacere. Trovavo comodo poterlo attaccare, seppure con discrezione, ovunque, mi piacevano quei momenti, quel contatto. In certi periodi baravo col pediatra che mi parlava di 7 poppate al giorno perché in realtà io non le contavo neanche più. Ho contrastato le critiche delle nonne che, abituate ai biberon degli anni Settanta, ritenevano l’allattamento a richiesta assurdi. Il mio bambino era vorace e si attaccava quando voleva. Sono andata avanti per un po’ anche una volta iniziato lo svezzamento, fino a quando davvero non avevo più nulla da dargli.
Con il secondo figlio è stato tutto più complesso, come chi mi segue sa, ma mi sono incaponita e mi sono tirata il latte per cinque mesi 7 volte al giorno. Tutto sommato il mio seno ha retto piuttosto bene a entrambe le situazioni e io sono stata felice di essermi in qualche modo resa utile per il mio bambino prematuro.
MA questa è la mia personalissima esperienza, a ME è piaciuto allattare e rimpiango di non averlo potuto fare normalmente con il mio secondo figlio. Trovo questa pressione in un senso o nell’altro veramente assurda, ingiusta, feroce. Già una mamma si sente in colpa per mille motivi, può essere fragile e un po’ confusa, ci manca solo che nonni, ristoratori, filosofi, femministe, haters, amici, parenti e chi più ne ha più ne metta continuino a dire la loro senza nessun rispetto, di fatto, per le scelte delle mamme.
In fondo, il principio fondamentale del rispetto della donna, tanto più in una fase tanto intima e delicata della vita, non dovrebbe essere l’accettazione, se non la comprensione, delle sue personalissime scelte?
Dunque nessuna di noi dovrebbe vergognarsi di allattare o di non allattare, di aver smesso presto o di essere andata avanti per molto, di non aver mai iniziato e di aver scelto da subito l’artificiale.
Ogni mamma dovrebbe essere libera di fare ciò che fa stare meglio lei e il suo bambino, o no?
Ecchecavolo.
Voi, avete allattato o no? E perché? Quanto è stata criticata la vostra scelta in un senso o nell’altro?
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