Il disturbo da deficit di natura è un problema dei giorni nostri che colpisce bambini e ragazzi che vivono in città e che non hanno contatti frequenti con gli ambienti naturali.
È scientificamente dimostrato che l’assenza di panorami e di attività immersi nel verde e nella natura può favorire difficoltà di attenzione e relazione sociale con gli altri.
Inoltre la mancanza di vita negli spazi aperti, oltre a favorire il disturbo da deficit di natura nei bambini e nei ragazzi, può facilitare la comparsa di infezioni respiratorie e sofferenze asmatiche, disordini del sistema metabolico come l’obesità dovuta al poco movimento.
Disturbo da deficit di natura e ADHD
L’ADHD (attention deficit hyperactivity disorder) disturbo da deficit di attenzione/iperattività (DDAI) è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da alti livelli di disattenzione, disorganizzazione, iperattività ed impulsività. I sintomi appaiono solitamente prima dei 12 anni di età.
Noi genitori di bambini in età scolare ed adolescenti di oggi abbiamo visto nascere i primi computer e le nuove tecnologie, che ora fanno parte della nostra quotidianità.
Cosa succede quando i nostri figli stanno troppe ore davanti agli schermi di videogiochi, tv e computer?
Oggi siamo arrivati ad avere un mondo virtuale da un lato perfettamente reale, dall’altro spesso i videogame contemporanei distorcono alcuni aspetti della realtà.
Molti psicologi sostengono che l’abuso di questi software influenzi la psiche del giocatore che può essere soggetto ad una percezione di se stesso e del mondo circostante basato sulle caratteristiche dei videogiochi, piuttosto che dalle sue interazioni reali con il mondo.
L’abuso crea inoltre dipendenza: bambini e ragazzi non solo hanno interesse solo verso il mondo dei videogiochi, ma rimangono ore ed ore immersi nel gioco spesso in condizioni non idonee per la salute della vista.
Secondo uno studio condotto dal Children’s Hospital and Regional Medical Center di Seattle, ogni ora passata al giorno davanti al televisore dai bambini in età prescolare, aumenta del 10% la possibilità che essi sviluppino, prima dei sette anni, problemi di concentrazione, difficoltà a collegare momenti di narrazione, difficoltà di comprensione di ciò che vede giocando ed altri sintomi tipici del disturbo da deficit di attenzione.
Il pedagogista americano Richard Louv ha lanciato qualche anno fa l’allarme riguardo al disturbo da deficit di natura che investe sempre più spesso i bambini e ragazzi cresciuti in ambienti chiusi, dove il gioco è ormai assolutamente virtuale e non in spazi aperti, verdi o nella natura.
Oltretutto negli ultimi anni si è verificata sempre di più l’esigenza di riempire le giornate dei bambini con attività extra scolastiche strutturate, corsi e sport, soprattutto in città come Milano, implicando anche un fenomeno per cui i bambini sono soggetti alla noia appena hanno del tempo non organizzato, non essendo in grado di gestirsi con del gioco libero.
Secondo una ricerca condotta dall’University of Exeter Medical School, pubblicato su Scientific Reports, che ha intervistato circa 20.00 persone di differenti caratteristiche, però per trarre sufficienti benefici ci sarebbe un tempo minimo di almeno due ore settimanali da trascorrere immersi nella natura. E’ emerso che chi trascorreva poco o nessun tempo a contatto con la natura aveva problemi di salute ed anche di insoddisfazione personale.
Inoltre è emerso che il disturbo da deficit di natura non riguarda e non influisce solamente su bambini e giovani, ma su qualsiasi fascia d’età, sociale e stato di salute della popolazione. Ne è anche risultato che le due ore settimanali “raccomandate” al fine di ottenere i benefici dal contatto con la natura, non vadano necessariamente vissute in modo continuativo, ma possono essere raggiunte anche frammentandole in tempi più brevi a seconda delle proprie disponibilità di tempo ed esigenze.
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