Per la rubrica Dr. Walt Disney vediamo con gli esperti dell’Associazione Pollicino qual’è il valore intrinseco di alcune fiabe analizzando qui la fiaba del film Frozen Il regno di ghiaccio che racconta la storia delle principesse di Arendelle, Elsa e Anna.
La primogenita Elsa è dotata di poteri magici: può creare e manipolare il ghiaccio e la neve, un dono che però, un giorno, si rivela anche molto problematico, quasi una maledizione.
Elsa infatti colpisce involontariamente la testa di Anna con un getto di ghiaccio e i genitori decidono di chiuderla in camera e di farle indossare dei guanti per evitare che possa fare del male ad altri.
Quando poi, più in là nel tempo, il re e la regina muoiono in un tragico incidente, la principessa viene incoronata ma, a un certo punto, nel tentativo di tenere nascosti i suoi poteri, perde il controllo degli stessi e, tra gelo e neve, lascia il regno in un inverno senza fine.
Terrorizzata, fugge da sola su una montagna dove costruisce un enorme castello di ghiaccio.
Anna, decisa a non abbandonare la sorella, la raggiunge con l’aiuto dell’amico Kristoff, della renna Sven e del pupazzo di neve Olaf. Elsa tuttavia fatica ad accettare quanto accaduto e in un impeto d’ira colpisce involontariamente al cuore la sorella, che inizia a trasformarsi progressivamente in una statua di ghiaccio.
Poi, però, sarà proprio Anna a salvare Elsa, frapponendosi tra lei e Hans, un giovane che voleva impossessarsi del regno eliminando la principessa con un colpo di spada.
Inizialmente, tale gesto congela Anna, ma la sua scelta di sacrificarsi per la sorella è l’atto di vero amore che serve, infine, a sciogliere il suo cuore divenuto di ghiaccio e a riportarla in vita.
È ormai emblematica la scena di Elsa che, sulle note di “All’alba sorgerò”, si lascia andare e sboccia in tutta la sua bellezza. Dopo una vita trascorsa a nascondersi e a reprimere la sua natura, finalmente sente di poter esprimere se stessa, libera da aspettative familiari e sociali sul suo essere regina, sorella, donna.
La principessa, infatti, ha vissuto con il costante timore di ferire gli altri a causa di ciò – di chi – è. Elsa sente di non potersi mostrare al mondo e si rifugia quindi in montagna, simbolo di solitudine e irraggiungibilità, circondata dal freddo del suo isolamento.
Qui la principessa affronta una delle più grandi sfide della vita, ossia la ricerca e l’accettazione di sé.
I messaggi della fiaba del film Frozen
Come afferma infatti la psicoanalista Françoise Dolto, in adolescenza è necessario costruirsi il proprio spazio, riuscendo anche a separarsi dal passato, in modo da potersi aprire a quella che viene definita una “seconda nascita”.
In questo passaggio, ci si pone una serie di interrogativi complessi: “Chi sono io? Gli altri mi riconosceranno e mi accetteranno per ciò che ho e che mostro, o per ciò che ho dentro?”. È un momento in cui si inizia ad uscire dalle rassicuranti mura domestiche, che per Elsa hanno rappresentato un vero e proprio rifugio, e comincia il confronto con l’esterno.
Nella fiaba, con la morte improvvisa dei genitori, la principessa viene proprio catapultata nel mondo dei grandi, che fino ad allora le era stato tenuto lontano, ed è disorientata e impaurita dagli altri, ma soprattutto da se stessa.
Sarà la presenza della sorella, Anna, l’elemento determinante che porterà una nuova primavera, una rinascita, aiutando Elsa – anche a partire dall’importante valore del legame fraterno – ad accettarsi e a riconoscere la propria unicità.
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