E anche il figlio di una delle mie migliori amiche quest’anno diventa un “primino”. Inizia anche per lui l’avventura della scuola…
Il figlio della Bea quest’anno comincia la scuola.
A parte le solite considerazioni sul fatto che mi sembra ieri che è nato e che sgambettava sulla sua sdraietta (con le calzine di lana, a luglio, a Milano!), mi sentirei di dare qualche dritta da mamma di bambino di seconda alla Bea, da domani mamma di bambino di prima.
Questa mattina stava riflettendo sulle etichette: le matite e i pennarelli andranno etichettati uno per uno?
Temo che i miei discorsi sulla cancelleria in prima elementare l’abbiano messa leggermente in ansia.
In ogni caso, qualunque sia la decisione della Bea in tema di etichette, le ho consigliato di fotografare l’astuccio tutto bello, con le matite lunghe e appuntite e in scala colore (perché io lo so che la Bea in questo momento sta godendo nel mettere le matite in scala, dal giallino pallido al blu scuro…me la ricordo ancora con le sue perfette penne profumate alla frutta a scuola!). Di fotografarlo e poi scordarselo, perché così non lo vedrà più.
Ben presto il piccolo primino imparerà uno pilastri della scuola elementare di questi tempi: colorare, colorare e temperare, temperare, temperare, tanto da rendere le matite dei minuscoli mozziconi nel giro di pochi giorni. All’inizio ci proverà a mantenere l’astuccio in buone condizioni, la Bea, ma poi dovrà anche lei rinunciare alle simmetrie e alle scale colore. A Natale si sarà già ampiamente arresa.
Comunque, per rimanere in tema di cancelleria, ho consigliato alla Bea di:
– rassegnarsi fin da ora al fatto che tutto quel materiale (che manco all’Accademia di Brera!), acquistato grazie all’accensione di un mutuo, sarà da rimpolpare durante tutto l’anno, causa perdita, misteriosa sparizione o rottura;
– abbondare sulla colla, anche oltre quanto richiesto: in prima elementare si incollano chilometri di carta, la colla va come il pane;
– non stupirsi di fronte alle richieste di carta igienica, scottex, risme di carta o addirittura imbiancatura: soldi non ce ne sono, i genitori, armati di sano senso civico, si danno da fare;
– godersi le ultime ore prima dell’inizio della scuola: le prossime estati prevedranno molti, ma molti compiti delle vacanze…
Certo, anche se ora non vede l’ora che cominci la scuola, ponendo fine a queste lunghissime (troppo!) vacanze, nei prossimi giorni, quando vedrà il suo bambino entrare da primino in quella scuola gigante, con quello zaino sulle spalle tipo tartaruga, avrà l’impressione che sia troppo piccolo. E un po’ si commuoverà, dai.
L’avventura comincia, le maestre, per lo più, si districano bene tra i vincoli posti dalla mancanza di fondi e dai programmi ministeriali, lavorano, lavorano, lavorano.
Certo, a volte ho l’impressione che, di questi tempi, in cui si tende a non fare crescere mai i figli, a sottrarli da qualsiasi senso di responsabilità, a proteggerli da tutto e da tutti, dalla vita stessa, alle elementari si sia caduti nell’errore opposto: sovraccaricarli troppo, senza lasciare loro il tempo di rendersi conto che sono diventati grandi.
Ma forse mi sbaglierò.
Mi dirà la Bea.
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