L’inserimento al nido è uno dei momenti cruciali della vita del bambino e dei suoi genitori. Si tratta di un servizio rivolto in primis alle famiglie, le quali giovano così di un’assistenza nel corso della prima infanzia.
L’ingresso in asilo rappresenta appunto un passaggio significativo dello sviluppo, in quanto comporta una separazione e una distanza tra madre e bambino. Entrambi vanno incontro all’esigenza di intraprendere un precorso di distacco, che li conduce all’acquisizione di quella che potremmo definire una indipendenza funzionale.
Con questi termini, infatti, si vuole intendere che l’iniziale relazione fusionale tra mamma e figlio è del tutto funzionale alla conquista del suo esatto opposto, ovvero una graduale autonomia l’uno dall’altro, utile alla sopravvivenza nel mondo, senza che essa cancelli il rapporto d’affetto della diade.
Come funziona l’inserimento al nido
Il distacco solitamente procede per gradi e, in genere, si prevede almeno una settimana di inserimento. In questa fase, la figura di attaccamento più significativa per il bambino resta in struttura, così da permettergli di abituarsi al nuovo ambiente.
Egli sarà quindi accompagnato in questo percorso da tale persona che sarà presente, ma che a poco a poco si allontanerà per lasciargli lo spazio di condurre e fare esplorazioni, giochi e conoscenze in piena autonomia. In tale fase, anche dal punto di vista dello sviluppo, il piccolo costruisce infatti una rappresentazione mentale della propria figura di riferimento, sviluppando la consapevolezza che il caregiver continua ad esistere anche quando non è presente.
L’inserimento al nido in ogni caso non riguarda solo il bambino o la bambina, ma anche i genitori. Essi si ritrovano a dover affrontare un momento di crescita e cambiamento del figlio, ma anche del proprio ruolo, con possibili dubbi e preoccupazioni. Spesso, nel momento in cui si lascia il bambino alle cure di un’educatrice, si teme ad esempio il giudizio altrui, ovvero si può credere di incorrere in giudizi negativi.
È bene spiegare che nell’inserimento al nido non si valutano le competenze materne, o paterne, bensì si offre uno spazio per il nucleo familiare destinato appunto a creare autonomia e indipendenza. In generale, per il piccolo potrà essere più difficile adattarsi al nuovo ambiente, se percepirà la fatica del genitore ad affidarsi alle cure altrui! Per tale ragione, è bene creare un rapporto di fiducia che faccia da ponte tra l’ambiente scolastico e quello familiare.
Approfondimento La relazione con il diverso da sé in infanzia
I tempi moderni lasciano purtroppo un bisogno di perfezione come una scia e può capitare che mamme e papà non ne siano esenti. In alcuni casi, ad esempio, inserire il bambino al nido potrebbe riattivare nel genitore paure relative all’abbandono o alla perdita del figlio, facendo emergere sensazioni di inadeguatezza.
È importante, invece, ricordare che il piccolo è sì curato da professioniste, ma il rapporto con la propria madre, in particolare, è troppo speciale per essere sostituito.
Per concludere, la relazione affettiva offerta dall’asilo nido porta dei benefici alla famiglia nell’offrire spazio all’autonomia, ma non sostituisce il rapporto unico e speciale che vige tra la mamma, il papà e il loro bambino.
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