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Mamma expat

Ebbene sì, sto per diventare, come si dice oggi, una mamma expat.

Amiche mie, parto, divento una mamma expat.
Ho aspettato un bel pò a parlarne perché ancora questo progetto sembrava lontano e anche un pò irreale, privo di consistenza.
Ora invece è proprio così.

Da troppi anni mio marito viaggia tutti i weekend per raggiungere me e i suoi bambini, il tempo di un venerdì sera di stanchezza, di un sabato di mille impegni e di una domenica tagliata a metà. Da troppo tempo io sono qui a correre di qua e di là, sola, ad attaccarmi al telefono o a WhatsApp quando è in corso un capriccio, quando ho parlato con le maestre, quando ho ritirato le pagelle, quando ho organizzato feste di compleanno o invitato bambini a casa, quando sono stata dalla pediatra o ho portato il mio piccolo a uno dei suoi controlli.

Da troppo tempo i miei bambini danno per scontato che la mamma c’è sempre, ma il papà molto meno, nonostante gli sforzi. Da troppo tempo non ceniamo insieme, non litighiamo per il telecomando o non ci raccontiamo come è andata la giornata, costringendoci a racconti di settimane intere che hanno perso il calore, la vivacità, l’emozione dell’attimo.

E poi c’è il tempo che verrà, che per essere una famiglia composta da mamma, papà e due bambini, non è molto: il mio grande quest’anno compirà 11 anni: quanto tempo gli rimane per essere il nostro bambino? Il mio piccolo ha 6 anni, in fondo non ha mai vissuto davvero, consapevolmente, in famiglia.

Dunque, è tempo di partire, di diventare una mamma expat.
Tre anni fa c’era la mia stanchezza infinita dopo il viaggio nella prematurità, c’era il bisogno di un po` di stabilità per il mio bambino grande che aveva già vissuto insieme a noi anni non facili, c’era la salute del mio piccolo che andava monitorata costantemente.
Adesso le cose sono cambiate, e si parte.
Lo scorso weekend siamo stati a vedere la scuola internazionale e i bambini hanno passato due giorni in quelle che saranno le loro classi da settembre.

E io ho già inaugurato anche all’ estero la mia attitudine alla lacrima facile quando li ho visti giocare nel cortile della scuola, comunicare chissà come con bambini e maestre. Senza paura, con sicurezza inaspettata, con una maturità che non sospettavo.
Adesso sento che cambiare è possibile e anche giusto. Siamo pronti per la nuova avventura.

Io sarò sempre qui, su queste pagine, perché “Mamme a Milano” lo si resta anche se ci si trasferisce per un pò altrove. Scriverò libri, riprenderò l’inglese, mi reinventerò.
Anzi, penso che il prossimo anno avrò ancora più bisogno di questo spazio virtuale che fa parte di me ormai da tanti anni e, naturalmente, di voi, care mamme che mi leggete, da Milano e non solo.

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