Per chi deve trasferirsi all’estero con i bambini una delle prime preoccupazioni è la scuola e come aiutarli ad inserirsi in un contesto completamente nuovo.
Tra poco anche la scuola internazionale chiuderà, mancano solo un paio di settimane. Qualcuno resta e lo ritroveremo l’anno prossimo, qualcuno se ne va, chi per tornare “a casa”, cioè nel paese di origine, magari dopo molti anni passati in giro per il mondo, chi invece diretto in altri paesi ancora, verso nuovi mondi, nuovi avventure e nuove scuole.
Io un anno fa ero fiduciosa, pronta per la nuova avventura, per trasferirsi all’estero con i bambini, ma anche un po’ preoccupata che per i bambini potesse essere un’esperienza troppo difficile. Ad un anno di distanza posso dire che le mie preoccupazioni erano naturali ma quasi infondate: con il supporto giusto i bambini ce la fanno eccome. E lo dico mentre sono entrambi in partenza, entusiasti, per le rispettive gite scolastiche.
Certo mi avrebbe fatto piacere avere prima di partire o appena arrivata i consigli del preside della nostra scuola, che li ha a sua volta ripresi dal bellissimo sito Expat Child, che consiglio di guardare a chiunque stia pensando di andare all’estero con i bambini.
I suggerimenti per trasferirsi all’estero con i bambini ed aiutarli nell’inserimento a scuola.
Questi “top tips” per chi deve trasferirsi all’estero con i bambini e abbia la preoccupazione di aiutarli al meglio ad inserirsi a scuola mi hanno fatto molto riflettere anche su errori che ho compiuto in passato, quando il mio grande aveva qualche difficoltà a farsi grandi giri di amici e io mi angosciavo in continuazione.
Aiutiamo i bambini a capire il tipo di amicizia per cui sono tagliati.
Ogni bambino è unico e questo significa anche che ciascuno di loro ha preferenze personali in termini di interazioni sociali. Ci sono bambini, come il mio piccolo, che amano stare in grandi gruppi e avere un’infinità di amici, ma ce ne sono altri (come il mio maggiore) che preferiscono avere amicizie one to one.
Oltretutto tra i bambini expat le amicizie vanno e vengono.
L’importante è sempre non pressarli per renderli diversi da quello che sono (e io ammetto di averlo fatto quando, i primi anni di elementari ma anche già all’asilo gli chiedevo quanti bambini volesse invitare alla sua festa e lui mi rispondeva con solo due nomi – Ho sbagliato, lo so, ma mi angosciavo troppo!). Allo stesso modo bisogna non pressarli affinchè partecipino a qualcosa se non ne hanno voglia.
Qui all’estero, devo dire, sono stata brava con i bambini: non li ho mai forzati a niente, nè a scuola nè fuori. Ho chiesto cento volte a tutti e due se erano sicuri di voler andare in gita e loro mi hanno guardato come se fosse la domanda più stupida del mondo: certo che sì! Ovvio!
È vero che i bambini imparano la lingua molto velocemente una volta che sono sul posto, ma per aiutarli a rompere il ghiaccio e a farsi presto degli amici è ovviamente importante che conoscano qualche base. Ma direi di non preoccuparsi se all’inizio, nonostante le basi, i bambini dicono di non capire niente e di non saper dire niente: per il mio bambino più piccolo è stata un po’ dura il primo mese e gli sembrava impossibile riuscire, prima o poi ad avere degli amici. Proprio lui che ne ha sempre avuti tantissimi! Prima di Natale ha confessato: avevi ragione mamma, non so come sia successo questo miracolo di cui tu mi parlavi ma capisco tutto e riesco a dire tutto adesso! Ora non si ferma più, continua a chiacchierare sia in italiano che in inglese, con qualche commistione tra le due.
Cerchiamo di aiutarli a inserirsi facendo a nostra volta amicizia con altre famiglie della scuola e invitando magari per qualche play date a casa un amico.
In questo modestie a parte sono stata brava: a parte che anch’io avevo voglia di fare amicizia, e quindi mi è venuto facile, e poi ho invitato alcuni bambini, sia da soli che con le loro famiglie, fin dall’inizio. È stato bello, tanto più che qui basta preparare una pizza o una teglia di lasagne e si passa subito per la miglior cuoca. Abbiamo avuto a casa amici dal Giappone, dalla Malesia, dall’Algeria, dal Libano e ovviamente dalla Romania. Ed è stato molto divertente per tutti.
Infine, e questo vale non solo per chi deve trasferirsi all’estero con i bambini e deve aiutarli a inserirsi a scuola, ma anche per chi, come me fino all’anno scorso, se ne sta in Italia:
Non andiamo in ansia se c’è qualche difficoltà per i bambini a fare amicizia, non facciamone una grande questione.
Trasmetteremmo solo la nostra ansia ai bambini che prima o poi troveranno sicuramente il posto che fa per loro tra i pari.
Ed è proprio così: dopo anni di angosce da parte mia, sembra invece che il mio bambino più grande abbia trovato la sua dimensione e sia semplicemente felice.